Il tasso annuo nominale rappresenta il “tasso puro”, ovvero la misura degli interessi passivi che bisogna corrispondere in un anno per il solo fatto di aver ottenuto la disponibilità immediata di una somma di denaro. Il tan, dunque, è utilizzato per calcolare l’importo delle rate.
Nei messaggi promozionali che propongono pagamenti rateali siamo abituati alla specificazione del T.A.N. (Tasso Annuo Nominale) e spesso ci viene citato il famoso TASSO ZERO! ATTENZIONE che anche il TAEG sia ZERO, altrimenti avrete spiacevoli sorprese.......
Va detto infatti che nei comuni piani di ammortamento di prestiti e mutui l'interesse non viene pagato tutto in una volta a fine anno, ma caricato su ogni rata in scadenza: ciò è definito come RIMBORSO:
Il tipo di rimborso
Il metodo di ammortamento usato abitualmente per mutui e prestiti (francese a rata costante) prevede che il pagamento dell'interesse non avvenga una volta sola a fine anno, ma risulti caricato su ogni rata.
Con pagamenti frazionati nell'anno, il più delle volte mensili, ciò rappresenta un piccolo vantaggio per il finanziatore, che comincia ad incassare gli interessi in anticipo.
Il fenomeno lascia insensibile il Tasso Nominale mentre viene recepito dal Tasso Annuo Effettivo Globale (TAEG) che vede sommare alla somma erogata le spese dell'operazione
Obiettivo dichiarato del TAEG è quello di ricomprendere gli effetti di tutte le spese obbligatorie ai fini di apertura e pagamento del finanziamento
Per conseguirlo si ipotizza che i costi iniziali riducano il capitale prestato e che le spese periodiche aumentino la rata. Il calcolo del TAEG o ISC viene effettuato dopo avere apportato tali correttivi ai numeri dell'operazione.
In pratica sarà come avere azzerato tutti i costi del finanziamento avendoli tramutati in interessi.
Pertanto paragonare i TAEG corrisponde idealmente a confrontare diversi finanziamenti a spese zero.
Cosa sta accadendo ad oggi con la crisi?
la trappola della liquidità?
«È possibile portare un cammello all’abbeveratoio, ma non lo si può costringere a bere»
La trappola della liquidità è una situazione, definita da J.M. Keynes , che si verifica quando, in corrispondenza di un tasso d’interesse molto basso, la domanda di moneta per fini speculativi diventa illimitata poiché i risparmiatori si aspettano un aumento del saggio d’interesse e quindi preferiscono detenere moneta in forma liquida piuttosto che investirla. Un basso livello del tasso d’interesse costituisce pur sempre uno dei maggiori incentivi agli investimenti privati. Ma è anche vero che tassi bassi significano anche denaro che non circola, assenza di inflazione e quindi di ripresa economica.
Certo è che, arrivati ad un certo punto, quando i tassi non possono più essere tagliati, dovranno usare nuovi strumenti per cercare di dare ossigeno alla crescita economica. E’ un po’ come se si finissero i proiettili e si fosse costretti ad usare altre armi non convenzionali o comunque meno tradizionali.
Certo è che “trappola di liquidità” è spesso associata ad Inflazione, in quanto, come dicevo prima , significa eccesso di liquidità nel sistema. Ma oggi non è assolutamente così. L’inflazione al momento continua a scendere.
Un importante riferimento storico
Ma allora perché fa tanto paura? Guardiamoci indietro. Durante la Grande Depressione del ’29, in America, il tasso di interesse nominale raggiunse la parità e la temibile trappola della liquidità, ovvero costo del denaro a zero senza effetti sulla ripresa economica, scattò ines |